3 italiani su 4 considerano il cambiamento climatico e l’inquinamento una delle più grandi minacce per il futuro e ritengono la tutela ambientale una priorità urgente. Il 90 per cento segnala un forte legame tra inquinamento e salute, soprattutto per le patologie respiratorie e oncologiche, mentre il 60 per cento riferisce effetti negativi anche sulla sfera psicologica, con ansia e stress. Nonostante la sensibilità diffusa, le azioni concrete spesso restano limitate al minimo indispensabile, mentre sfiducia e senso di impotenza, soprattutto tra i giovani, ostacolano comportamenti sostenibili. Colmare questo divario richiede politiche educative e sociali che rafforzino efficacia individuale e collettiva e stimolino l’impegno di cittadini, istituzioni e imprese.
Il tema della percezione dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulla salute è al centro della IX edizione del Congresso di Fondazione Onda ETS, in programma fino al 25 settembre. Il Congresso è stato presentato nel corso di una conferenza stampa con focus sull’indagine “Inquinamento e cambiamenti climatici: l’impatto sulla salute in ottica di genere”, realizzata per l’occasione da Elma Research su un campione di 2.552 persone, con l’obiettivo di indagare la percezione degli italiani rispetto all’emergenza ambientale.
«Nel ventennale della sua attività, Fondazione Onda ETS rinnova l’impegno a promuovere la salute e a sensibilizzare cittadini e Istituzioni su temi cruciali per il benessere delle persone. Oggi più che mai, è fondamentale tradurre la consapevolezza in azioni concrete che tutelino la salute e l’ambiente. Inquinamento e cambiamenti climatici impattano ogni aspetto della vita, influenzando non solo la salute fisica, ma anche il benessere mentale. Per questo educazione, informazione e sensibilizzazione restano strumenti essenziali. Il Congresso nazionale, giunto alla sua nona edizione, rappresenta un’occasione unica per confrontarsi in modo multidisciplinare, approfondire le strategie di sostenibilità e promuovere un impegno concreto per comunità più resilienti e consapevoli», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda ETS.
«L’inquinamento e i cambiamenti climatici rappresentano una priorità non solo ambientale, ma anche sanitaria. È necessario adottare politiche integrate che tengano conto delle differenze di genere e della maggiore vulnerabilità di alcune fasce della popolazione. In quest’ottica, la prevenzione e la ricerca scientifica diventano strumenti fondamentali per tutelare la salute e garantire un futuro più equo e sostenibile», aggiunge la Senatrice Elena Murelli, Segretario della Presidenza del Senato, Componente X° Commissione Affari Sociali e Sanità, Senato della Repubblica.
«Al giorno d’oggi non si può parlare di salute senza tenere conto dei cambiamenti e delle sfide che ci aspettano a livello climatico: l’inquinamento e gli estremi eventi climatici a cui stiamo assistendo non solo hanno un impatto diretto sulla salute e sul benessere delle persone, ma contribuiscono ad alterare anche le condizioni socio-economiche delle popolazioni. Per questo, è necessario che politica e ricerca scientifica si uniscano per adottare misure oculate ed efficaci», commenta la Senatrice Elisa Pirro, Componente V° Commissione Permanente Bilancio, Senato della Repubblica.
Dai risultati della ricerca emerge la forte preoccupazione degli italiani verso la questione ambientale, percepita come una delle sfide più gravi e urgenti. Sette su dieci considerano il cambiamento climatico e l’inquinamento tra le più grandi minacce, con una sensibilità particolarmente forte nelle donne, che mostrano un senso di urgenza maggiore. Gli intervistati guardano al futuro con timore: sebbene la speranza (55 per cento) prevalga sulla rassegnazione, una quota significativa (42 per cento) si sente spettatrice impotente di fronte al destino dell’ambiente. Tuttavia, la percezione del problema cambia in base al territorio: chi vive in aree altamente inquinate mostra maggiore consapevolezza e senso di coinvolgimento, attribuendo la responsabilità anche a se stesso. In queste zone l’inquinamento è percepito come la principale minaccia per la salute, con conseguenti limitazioni alla libertà personale quotidiana.
Il quadro emotivo è dominato dalla preoccupazione: il 76 per cento teme per il proprio futuro e quello delle nuove generazioni e 3 italiani su 4 credono che tra 50 anni il mondo sarà peggiore di oggi. Eventi climatici estremi, aumento delle temperature, scomparsa di specie animali e vegetali e diffusione di malattie croniche sono tra i principali timori. L’impatto psicologico è evidente: il 60 per cento dichiara di provare ansia o stress pensando ai problemi ambientali e il 64 per cento prova paura e angoscia di fronte a eventi climatici estremi.
«Inquinamento atmosferico e cambiamento climatico sono una minaccia grave di salute pubblica. Siamo tutti esposti: dall’era del riscaldamento globale siamo entrati nell’era ”dell’ebollizione globale”, le donne, i neonati, gli adolescenti e gli anziani lo sono ancora di più. I numeri sono impressionanti: 7 milioni di persone nel mondo, 80 mila in Italia perdono la vita a causa dell’inquinamento atmosferico che viene considerato come il secondo fattore di rischio di mortalità superato solo dall’ipertensione. Le polveri sottili (PM10), in particolare quelle ultra sottili (PM 2.5), colpiscono tutto il nostro organismo, con un impatto non solo sul cardiovascolare e respiratorio, provocano anche mutazioni genetiche, favoriscono l’insorgenza di tumori e influiscono sul nostro cervello (ictus, Parkinson-demenze) e sulla salute mentale (spettro autistico, ADHD, depressione e ansia). Dati del 2022 indicavano che l’esposizione al particolato provoca un aumento del rischio di depressione del 13 per cento e dei disturbi d’ansia del 9 per cento. Nel 2024 i dati sono ancora più impattanti: l’aumento della depressione viene stimato nel 16 per cento e quello dell’ansia nell’11 per cento. Da qualche anno abbiamo iniziato a parlare di ”Climate anxiety” o ”Solastalgia” e degli effetti sui giovani e le donne: sentimenti di impotenza, di rassegnazione, di paura, di fatalismo di fronte a questi fenomeni legati all’ambiente, provocano timore per il futuro», commenta Claudio Mencacci, Co-Presidente Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e Presidente Comitato Scientifico di Fondazione Onda ETS.
La correlazione tra inquinamento e salute è uniformemente riconosciuta: la quasi totalità (90 per cento) degli italiani individua un legame diretto, soprattutto con patologie respiratorie (81 per cento), oncologiche (67 per cento) e dermatologiche (60 per cento). Inoltre, un intervistato su due segnala conseguenze anche sulla sfera psicologica, confermando quanto il tema ambientale sia vissuto in modo profondo e personale.
«La ricerca mostra uno scenario molto chiaro: gli italiani riconoscono che la questione ambientale è una priorità e considerano la lotta all’inquinamento una sfida urgente. Ma questa consapevolezza troppo spesso resta sulla carta: nei comportamenti quotidiani, infatti, ci si limita a fare il minimo indispensabile, soprattutto quando imposto – come nel caso della raccolta differenziata – o quando il problema tocca molto da vicino. La coercizione, certo, può essere un primo passo per far sì che i comportamenti virtuosi diventino parte della nostra quotidianità, ma non basta. Oggi la vera sfida è far sì che la problematica ambientale sia “sentita davvero”, per colmare il divario tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo, superare rassegnazione e fatalismo, e restituire soprattutto ai giovani la fiducia di sentirsi protagonisti di una lotta in cui tutti gli attori siano davvero coinvolti. Perché il futuro non è già scritto: il futuro si costruisce insieme, a partire dalle scelte di ciascuno di noi», sostiene Massimo Massagrande, CEO Elma Research.
«Le donne sono al centro della connessione tra crisi climatica, salute e giustizia sociale. Secondo numerosi studi scientifici e in base al nostro lavoro, sono spesso le prime a subire gli impatti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, ma anche le prime a promuovere soluzioni concrete fondate su cura, prevenzione e sostenibilità. Valorizzare il loro ruolo e garantire pieno accesso all’istruzione, alla ricerca e ai processi decisionali è essenziale per affrontare le sfide ambientali e sanitarie del nostro tempo. Non è solo una questione di equità, ma una necessità per costruire un futuro più sano e giusto per tutte e tutti», afferma Roberto Romizi, Presidente Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia.
«Il cambiamento climatico e l’inquinamento sono sfide cruciali anche per la salute, con impatti diversi su uomini e donne. La medicina generale, con le cure di prossimità e la prospettiva di genere, diventa presidio clinico, ambientale e sociale: prendersi cura delle persone significa prendersi cura del contesto in cui vivono», conclude Simonetta Miozzo, Segretaria regionale del Piemonte – SIMG.